La Cei: “Il Paese non crescerà se non insieme”

Cei, la Conferenza Episcopale Italiana
Non solo i costituzionalisti, i sindacati, l’università, la Confindustria, i giornali non allineati, la società civile anche la Cei (Conferenza episcopale italiana) esprime le proprie preoccupazioni sul regionalismo differenziato: è concreto il pericolo di rendere irreversibili le disuguaglianze.
I vescovi nel loro documento rivolgono un appello alle Istituzioni politiche affinché venga siglato un patto sociale e culturale” (Rai News.it, 25 maggio 2024).
È in gioco l’unità geografica e politica dell’Italia, “il paese non crescerà se non insieme”, riafferma la Cei, seguendo il filo logico dei documenti approvati in passato.
È indispensabile, prosegue la Cei, che si: “incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno”.
La solidarietà è un compito della chiesa che svolge in ogni parte d’Italia, si deve – prosegue – “ritrovare il senso autentico dello Stato, della casa comune, di un progetto condiviso per il futuro”.
È indispensabile l’attenzione agli ultimi “passando dalla cultura dello scarto alla cultura dell’armonia” (Papa Francesco).
Solo insieme si costruisce una comunità forte capace di affrontare le sfide, devono essere eliminati gli egoismi e reso effettivo il principio di solidarietà ed uguaglianza, la comunità italiana deve essere civile ed inclusiva, non una giungla dove prevale il più forte che ignora i deboli ed i fragili.
I vescovi italiani ribadiscono che: “il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà”, diversamente si frantuma la struttura portante della Costituzione che ha garantito unità, uguaglianza, solidarietà e prosperità alla comunità italiana.
Antonio Bianco
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