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Zaia-Gelmini tramano contro l’Unità e la coesione Nazionale

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di Antonio Bianco

La lunga strada della separazione del Nord dal Sud prosegue sotto traccia. 

 La Ministra per gli affari regionali e le autonomie Mariastella Gelmini è sorvegliata a vista dal doge Zaia: come cospiratori nulla fanno trapelare sul disegno dell’autonomia regionale differenziata portato avanti nelle segrete stanze. 

 Il progetto proposto con un referendum dal Veneto e dalla Lombardia, condiviso dall’Emilia Romagna, è in dirittura d’arrivo, sarà approvato quale collegato alla legge di Bilancio entro la fine dell’anno. 

 Prima di completare la frantumazione della Nazione vi sarà il passaggio in Parlamento, organo, oramai, esautorato del potere di emendare e di porre un freno al progetto della destra leghista ed accolto, a braccia aperte, dalla sinistra padronale tosco-emiliana. 

 Forse passeranno due anni prima di completare l’iter, dopo di che sarà ridisegnata la struttura politica della Nazione, rendendo definitive le sperequazioni socio-economiche fra le due macro aree, rese ancor più acute dalla migrazione dei giovani e dalla popolazione che invecchia con pochi servizi e senza alcuna speranza di migliorare le condizioni di vita. 

Lo scenario era chiaro all’Europa, senza il Sud l’economia italiana non poteva ripartire, era in gioco il destino e la sopravvivenza dell’area euro e, per tal motivo, l’Italia riceverà con il PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) una consistente dotazione finanziaria di circa 209 miliardi, dei quali l’UE aveva destinato circa 140 miliardi per le infrastrutture nel Meridione, ridotti dal governo italiano a 80 miliardi. 

 Il confronto fra le forze politiche italiane disconosce la centralità del Mezzogiorno indispensabile per la rinascita del Paese. Si prosegue con il progetto, unto e bisunto, di fornire consistenti risorse finanziarie alla locomotiva del Nord sperando che traini i vagoncini meridionali verso la ripresa economica. Progetto che, sin ad ora, ha mostrato tutti i suoi limiti senza che fossero rimossi gli ostacoli sociali ed infrastrutturali che impediscono la rinascita del Meridione. 

 I denari del PNRR sono una ghiotta occasione per far volare l’economia italiana e rimettere in moto quella meridionale. 

 Sul tema e sulle modalità di redistribuzione delle risorse finanziarie del PNRR è intervenuta la Corte dei Conti secondo la quale tali risorse non dovranno essere allocate con il criterio della spesa storica ma definendo ed approvando i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) necessari a mitigare la sperequata assegnazione dei soldi al Meridione.  

Dal Quirinale non giunge alcun commento, mai come ora, necessario. Il richiamo all’Unità ed alla coesione della Nazione non può essere un atto formale, diversamente, se, ancora una volta, saranno disconosciuti i diritti di cittadinanza di 21 milioni di cittadini, scivoleremo su un crinale senza fondo e nessuno si salverà. 


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