Il PNRR: risorsa o beffa per Il Mezzogiorno?

di Antonio Bianco
Soldi, soldi, tanti soldi sono arrivati con il PNRR per risollevare dalle sabbie mobili il sottosviluppato Mezzogiorno. Oltre duecento miliardi di cui il 70% doveva essere destinato, secondo le previsioni dell’UE, al Meridione che avrebbero potuto ridare slancio alle potenzialità inespresse della colonia Sud.
Area dalla quale il Nord bulimico estrae personale altamente qualificato e drena, con la spesa storica, 64 miliardi annui a tutto vantaggio di questa area del paese.
La pianta organica dei Comuni Meridionali è ridotta all’osso, si consideri che l’assunzione a tempo determinato di 2800 persone, di diversi profili professionali, per l’attuazione dei progetti del PNRR, non è andata a buon fine e comunque mancano almeno 5 mila unità per rimettere in moto la macchina amministrativa del Sud. Motivo per il quale è stata giustificata la riduzione dei fondi del PNRR dal 70% (percentuale parametrata dall’UE alle condizioni socio-economiche del Sud: basso reddito, elevata disoccupazione e numero di abitanti) al 40%, operando un ulteriore scippo ai danni dei cittadini meridionali.
Un quadro dalle tinte fosche che potrebbe far presagire a consuntivo lo spostamento dei denari non spesi verso i comuni del Nord dotati di sufficiente personale. Le spregevoli disuguaglianze sociali resterebbero invariate, aggravate dal fatto che, sin tanto che non saranno definiti i fabbisogni standard ed i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) non potranno essere garantiti a tutti i cittadini italiani servizi identici, per natura e qualità, così come prescrive la Costituzione. Nel contempo si continuerebbe con la spesa storica a drenare risorse finanziarie destinandole al Nord a tutto discapito del tessuto sociale ed economico del Sud. Ora o mai più si potranno riavvicinare le due Italia, diversamente il Mezzogiorno resterà la colonia del famelico Nord.
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