I SEPOLCRETI A CERCHIO DI FORCA CARUSO IN ABRUZZO

L’Abruzzo è emerso dal mare da 130 a 30 milioni di anni fa:
era ricco di laghi e, per la presenza di notevoli masse d’acqua, il suo clima era molto più mitigato di quello attuale.
Vi si insediarono popolazioni antichissime che hanno lasciato traccia della loro presenza risalenti a circa 2500 anni fa.
Risalgono invece, ad epoca pre-romana le tracce di popolazioni del VII-V secolo che non si possono collegare alla espansione sannita in quel territorio, almeno dalle consuetudini di inumazione dei morti.
Sono presenti residui di tombe a tumulo e tombe racchiuse in recinti circolari, chi più largo, chi più stretto, all’interno dei quali si trovano tombe singole o multiple, tutte con la caratteristica del morto disteso supino con, al fianco, tracce delle sue armi o dei suoi monili. I recinti di pietra furono realizzati con massi molto pesanti, di dimensioni, però, ridotte rispetto ai dolmen che si sono trovati nell’odierno Molise e in Puglia.
La circolarità dei recinti, ricorda, alla lontana, i cerchi sacri di pietre megalitiche la immagine dei quali più conosciuta è quella di Stonehenge in Inghilterra.
Il criterio delle necropoli abruzzesi è diverso: come se ciascuna famiglia volesse marcare un proprio spazio in cui deporre i suoi esclusivi morti.
L’originalità di queste necropoli ( in Abruzzo ve ne sono parecchie intorno a l’Aquila) è poco nota, ma riveste un alto interesse nella ricerca archeologica e antropologica.
Naturalmente, questi reperti hanno un significativo valore, anche turistico, ma la mancanza di strutture di accoglienza non facilita la diffusione di questo patrimonio che ci hanno lasciato gli avi.