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Nando Di Maio : chi era costui?

Un personaggio ed una personalità celeberrimo per un certo singolare  glorioso ambiente cinematografico che potrebbe esser definito “amatoriale” o se si preferisce, dandogli un taglio alla greca se riferito al teatro, “filodrammatico”, ma non soltanto, visto i suoi tanti fan, napoletani, che seguono i suoi film sui canali in decoder e le serate di tutto rispetto, degne da suggestione d’anteprima e tappeto rosse, dove le pellicole vengono proiettate da una ventina d’anni a questa parte, riconoscendone stile e talento da Thriller e commedia, per non parlare dei tanti approvati attori professionisti e altri particolari personaggi che a tali opere amano prendere parte, per ruoli cameo, quanto per figurare come primi attori.

Un volto pacioso e tondo, che potrebbe demiofisiognomicamente farci pensare ad una nuova persofinicazione in salsa partenopea di  Alfred Hitckock quanto a Luigi Pirandello e Gabriele D’Annunzio, nonché, per il taglio siberiano dello sguardo dagli occhi a mandorla all’attore nippo–giapponese Pat Morita di Karate Kid – “metti la cera, leva la cera“ – che nei precedenti telefilm della serie Happy Day’s interpretava anche Arnold, il proprietario del bar saloon dove si riunivano i protagonisti della serie che girava attorno i coniugi Cunnigham ed i loro figli Richie – l’attore oggi regista Oscar Ron Howard – e joanie, i loro amici Ralph e Potsie e l’immortale duro dal cuore tenero che viveva in un loro appartamento Artur Fonzarelli, detto Fonzie.

Di Maio e la Comfort zone

Nando Di Maio ha offerto una comfort zone ad i napoletani che come dei Fonzie senza una casa dai Cunnigham, cercavano di perpetrare il loro gioco di maschere, del poter alienarsi da se stessi offrendosi come attori. Una Nazione Napoletana che funzione perfettamente nel serio gioco del recitare, che vede Nando Di Maio vincitore eletto di Oscar morali, che paiono regalare loro idee a quel cinema che oramai non ne ha più.

Non a caso nella prima pellicola a sua firma  “ L’alchimista”, dove un serial- killer s’ispira per i propri crimini al Principe di Sansevero, Don Raimondo di Sangro, Di Maio potè contare sul severo e autoritario critico teatrale del giornale “Roma” Giuseppe Giorgio, per il personaggio di un ricercatore. Per le riprese negl’interni della mitica Cappella dovè allora avvalersi dell’esclusivo utilizzo di un documentario , ma per il successivo“ La banda di San Gennaro” potè girare proprio nelle sale del Duomo fra i preziosissimi tesori del Santo Patrono, una ricchezza seconda solo ai gioielli della corona inglese e quelli degli Zar di Russia,  grazie l’amicizia e la fiducia offertagli dal Marchese  Luigi Sanfelice , nobile deputato del tesoro di San Gennaro.

La cantata dei pastori

Un film che a sua volta ispirò un promesso istituzionale successo di botteghino con l’istituzionale Vincenzo Salemme ed uno stesso attore della pellicola di Di Maio; il gigantesco caratterista Antonio Fiorillo. A Salemme la deputazione dei nobili non concesse però le preziose sale utilizzate da Di Maio, per quel film ch’ebbe come protagonista il cantante Antonio Buonomo, di lì a poco voluto dal Maestro Roberto De Simone per la sua ultima versione de “La cantata dei pastori“ trasmessa in tivù. Fu allora che in occasione di una visita al ministero per il visto della censura  il regista scoprì l’amara verità di tante belle pellicole lì presenti, firmate da autorevoli registi ed interpretate anche da valenti attori, che purtroppo non avranno mai una vera e propria luce a causa di una mancata distribuzione, ossia ciò che possono permettersi solo le grandi case di produzione.

Un problema a cui la Nazione Napoletana del correr in parallelo a tali istituzionali mancanze ha posto rimedio nell’infinito del proprio passaparola, facendo del Di Maio  un autore cult, capace di affrontare ogni genere, abile nel portare in scena, accanto nomi affermati  come Mario Da Vinci e Patrizio Rispo, persone comuni che tutti avremmo però sognato di veder recitare dal pugile Patrizio Oliva al campione di Wing Chung e Kung Fu Enzo Lauro, sosia del cantante pop George Michael, così come Lino Ciscognetti, oggi barba e aria truce, un tempo sosia del cantante Luciano Caldore, salito alla popolarità per aver poi anche recitato in “Mare fuori”.

Un cinema bene augurante

Un cinema bene augurante, da trampolino di lancio ma anche da status quo per un riaffermarsi perpetuo e di esercizio per i  nostri bravi attori. Non a caso in quasi ognuna delle sue pellicole ha voluto prender parte l’attore nato a Tripoli Mario Donatone, che abile anche come doppiatore, ebbe una visibilità internazionale interpretando il prete killer che uccideva Sophia Coppola, figlia di Michael Corleone nel Padrino parte Terza. Per molti l’attore della parte migliore, se non l’unica cosa buona, con le scene in teatro de “ La Cavalleria rusticana” del discusso finale della trilogia di Francis Ford Coppola.

L’ultima pellicola di Di maio è al momento una Black Comedy “ Vedi Napoli e poi muori “ girata ovviamente  a Napoli, ma anche in Olanda e Germania, come strizzando un occhio all’unione europea, e guardando ad Agata Christie vede un playboy invitare delle persone nella sua magione per leggere il proprio testamento, finendo ucciso però prima che ciò avvenga. Una trama alla dieci piccoli indiani per un regista che fa parlare di sé e della propria arte e per gli oltre suoi dieci film che volendo proprio piccoli non sono per niente.

Abile nel passare nel mezzo della propria arte senza perdersi in ricerca di sovvenzioni e piagnistei, rapido come un sarto che confeziona abiti per gli Dei, capace di far parlare la città per le sue serate dedicate ai propri trailer’s – quelli che un tempo si chiamavano prossimamente-e per le sue serate d’anteprima alle quale gli intellettuali napoletani dovrebbero dar maggior occhio volendo esser ancor additati come tali.

di Vincenzo Martongelli


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