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Campania, il solito caos organizzato nella sanità

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di Antonio Bianco

La chiamata alle armi è arrivata, la Campania mette l’elmetto e sospende dal 10 gennaio le prestazioni ambulatoriali ed i ricoveri non indifferibili. Saranno garantiti solo quelli programmati per i pazienti oncologici, oncoematologici, di pertinenza ostetrica, trapiantologica, incluse quelle che possono pregiudicare le condizioni di salute del paziente. Saranno garantite le prestazioni ambulatoriali di oncologia, di oncoematologia, di dialisi e di radioterapia nonché lo screening oncologico.

Il Covid, con la sua variante Omicron, manda in tilt il già fragile Sistema Sanitario Regionale (SSR).

Il personale è impiegato per fronteggiare l’emergenza sottraendolo alle prestazioni ambulatoriali e ricoveri programmati e sono impiegati nei reparti Covid.

Il 118 non riesce a rispondere a tutte le chiamate, decine di migliaia di persone non saranno curate e, come nei paesi sottosviluppati, sarà la natura o il caso a decidere chi proseguirà il cammino ovvero chi dovrà rivolgersi alle pompe funebri. Il SSR campano non punta sulla prevenzione e con posti letto insufficienti per i bisogni della comunità compromette l’esistenza in vita dei campani che hanno il triste primato di vivere, in media, 3-4 anni in meno rispetto al resto d’Italia. Fatto da addebitare alla classe politica di governo regionale che non ha preservato il territorio dalla devastazione delle ecomafie, che ha elargito ingenti risorse finanziarie ai privati accreditati dal SSR, che non ha provveduto, in egual misura, a dotare di adeguati mezzi la Sanità Pubblica accerchiata dall’armata Omicron.

 È negato il diritto alla salute di 6 milioni di campani, costretti a migrare per ottenere delle prestazioni sanitarie adeguate e tempestive. I dati Svimez sono allucinanti, circa 33 mila campani, ogni anno, arricchiscono il SSR della Lombardia e delle altre Regioni del Nord, con una spesa annua di circa 300 milioni di euro che gravano sul contribuente campano al quale è impedito di essere curato a casa propria.

Il solito caos organizzato della politica di governo campana, non preserva dal contagio nemmeno il personale sanitario dei nosocomi non convertiti in Centri Covid. Vengono forniti con il contagocce i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), strumenti essenziali per ridurre al minimo le probabilità di contagio.

In questi reparti sono approssimativi o inesistenti i percorsi separati tra infetti e non contagiati ed il personale, già sottodimensionato, viene ulteriormente ridotto dai contagi da Covid. Al restante personale vengono imposti turni stressanti con la possibilità di commettere errori che potrebbero ledere l’integrità fisica del paziente.

La realtà può essere cambiata, forse occorre essere attori e non solo spettatori del nostro destino.


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