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I presidenti delle regioni meridionali tacciono, mentre va in onda il DDL Calderoli sull’Autonomia Differenziata

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di Antonio Bianco

Gli accordi sono fatti e votati all’unanimità dal consiglio dei ministri: a Fratelli d’Italia l’elezione diretta del presidente del consiglio, alla Lega, dal 16 gennaio, il via libera in senato della discussione sul DDL Calderoli sull’Autonomia Differenziata. Senza alcun ripensamento la maggioranza, capeggiata dalla Meloni, porta avanti il progetto della secessione dei ricchi. A nulla sono valsi i rilievi giuridici e socio-economici fatti dai costituzionalisti, dai sindacati, dalla confindustria, dalle associazioni, dai comitati e dai singoli cittadini, si va avanti a spada tratta, poco conta che le sperequazioni tra il Nord ed il Sud del paese permangano, anzi, si accentueranno con l’approvazione dell’Autonomia Differenziata.

Meraviglia il chiacchiericcio sotto voce della borghesia e dei presidenti delle regioni meridionali, sembrano assopiti e inconsapevoli delle conseguenze catastrofiche che produrrà il DDL Calderoli. Probabilmente sono anestetizzati dalle briciole che cadono dal tavolo dei ricchi con il PNRR nell’area meridionale, priva di infrastrutture moderne  e di progetti di lungo respiro. Gli unici che se ne avvantaggeranno saranno i grandi elettori che reggono le sorti delle regioni del Sud nonché la borghesia poco illuminata, incapace di immaginare un paese unito, solidale che non consideri i meridionali “Fratellastri d’Italia”.

In controtendenza le dichiarazioni del presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, che, durante la diretta facebook di venerdì 5 gennaio, ha usato parole durissimo contro lo scambio tra Autonomia Differenziata e premierato messo in campo dal duo Salvini-Meloni. Se non saranno definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), Vincenzo De Luca, ha dichiarato: “Noi faremo le barricate di fronte a queste ipotesi per impedire questo mercato politico tra Fratelli d’Italia e la Lega sulla pelle del Sud” (askanews, Napoli 5 gennaio).


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