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“Caffè Delirio”- I racconti di Malgrado tutto

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di Antonio Liotta

Antonio Liotta

Scriverò sul tuo corpo sillabe spezzate…”

Una nuova poesia..?” sussurrò Nina mentre con delicatezza poggiava il vassoio sul tavolo…

“…ti leggerò integralmente…” disse Alberto quasi sillabando… mentre un brivido intenso percorreva la colonna di Nina e il viso veniva coperto da una sensazione di calore piacevole… Nina, intensamente turbata, non capiva più il senso delle parole e non sapeva se, quanto detto dal professore, fosse pronunciato per circostanza o stesse dentro la poesia. Certamente avrebbe desiderato, proprio in quel momento, una lettura profonda sul suo corpo ora caldo… Era attratta sempre più dal fascino discreto di Alberto, dal suo comportamento, dalle sue parole semplici e suadenti, dalla sua voce rauca quanto basta per dare stimoli ai sensi. Ma erano molti gli elementi e profonde le motivazioni che le impedivano di vivere una esperienza che nei suoi sogni considerava unica e toccante.

Lei rimase leggermente piegata, quasi ferma, davanti a lui che non potè fare a meno di esplorarne il volto e il seno sodo di giovane quarantenne che, prepotente si proiettava sul tavolo in un gioco di velate trasparenze; ora era lui a vivere brividi intensi e crescenti al limite della decenza.

Il vocio incessante che proveniva dal bancone e dal resto della sala non permetteva una conversazione coerente e così Alberto, dopo avere dato spazio a pensieri creativi, volgendo come sempre lo sguardo all’infinito panorama verde degradante verso il mare, che si apriva ai suoi occhi naviganti, decise di passare al piacere della gola.

La pasta Elena, prelibatezza originale della pasticceria favarese, che Nina aveva sapientemente rielaborato, veniva masticata da Alberto con marcata lentezza, così da permettergli di gustare ogni briciola del pan di spagna prima ancora che si liberassero il gustoso sapore della ricotta, il croccante granulato delle mandorle tostate e l’intrigante essenza della scorza grattuggiata di limone fresco. Sapori ed odori che, con intensa delicatezza, raggiungevano il naso, il cervello e che trovavano la loro sublimazione con il caffè che Nina portava al tavolo sempre in una tazzina di porcellana fine, protetta da una copertura thermos e chiusa da un pratico coperchio a vite.

Qui il professore si ripeteva in una gestualità rituale, quasi maniacale: sollevava la tazzina, la sua tazzina, con delicatezza portandola al livello della bocca con la mano sinistra mentre con la destra toglieva rapidamente il coperchio. E, proprio in quel momento, una impalpabile nuvoletta disegnava forme aeree, liberando profumo inebriante che rendeva ancora più esotico il gusto del concentrato cremoso del caffè che lui prendeva sempre senza zucchero, per assaporarne la piena essenza.

Nina sapeva equilibrare, per maturata esperienza, la quantità giusta di caffè, perfettamente consapevole di tutte le varianti che giocano sulla bontà del prodotto finale come tostatura, acqua, temperatura, tipologia di tazzine. Così, Caffè Delirio era diventato il posto più qualificato, ricercato e frequentato per gustare un vero caffè e un dolce raffinato.

Alberto si sentiva rigenerato. Riprese a scrivere e, avrebbe continuato senza fermarsi, se non fosse stato interrotto dal saluto di Donatella che, con senso di gratitudine e con voce dolce e suadente, gli riferiva il buon risultato avuto sullo svolgimento del tema sugli Ignavi che lei aveva sviluppato secondo i suggerimenti da lui ricevuti.

Nina seguiva dal suo posto privilegiato tutti i movimenti che ogni ospite effettuava, ne conosceva gusti e abitudini, sapeva perfettamente chi e perché si avvicinava al ‘suo’ professore -l’icona di Caffè Delirio- che sempre attento e premuroso dispensava consigli, suggerimenti e quant’altro utile a studenti, insegnanti, persone mature che gli riconoscevano la profonda cultura, la grande umanità e la radicata generosità di cui era naturalmente dotato.

Quando Nina vide Clonilde avvicinarsi ad Alberto si liberò in fretta e andò senza esitazione al suo tavolo al fine di risparmiargli l’invadenza verbale e fisica ricca di banalità e di striduli vocalizzi che Clonilde, naturalmente, sapeva esprimere in abbondanza.

Clonilde, ti chiedo, cortesemente, di non disturbare, oggi, il professore. Sta scrivendo, è concentrato… Vieni al bancone, ti offro il tuo caffè preferito…”

Nina sapeva prendere ogni persona per il verso giusto, aveva tatto, intelligenza, capacità di osservazione e di ascolto e, soprattutto, sapeva essere decisa e sicura; il suo intervento aveva dimostrato efficacia ed Alberto aveva potuto così godere di una tranquillità inaspettata e meritata.

Passarono uno, dieci, venti giorni senza la presenza di Alberto.

Nina, anche se era abituata a non vederlo per brevi periodi, dovuti ai suoi frequenti viaggi e spostamenti, cominciò a preoccuparsi ed ancora di più dopo i ripetuti tentativi di telefonate e messaggi risultati privi di risposta. Quando, finalmente, vide un messaggio su whatsapp, con malcelata trepidazione, aprì e lesse: “Carissima Nina, ho passato un brutto momento, sono ora quasi guarito dalla polmonite che caldo ed aria condizionata mi hanno causato. Spero di vederti presto. Un vero abbraccio… Alberto”.

Polmonite… quasi guarito… vero abbraccio… Nina non seppe trattenere la forte emozione e dai suoi occhi luminosi spuntarono lacrime di gioia, sofferenza, apprensione e una sicura consapevolezza: Alberto c’era!

Fu un susseguirsi di messaggi con l’ultimo di Nina che chiedeva: “Alberto ti voglio vedere!” La risposta arrivò dopo tre giorni.

Nina lasciò Caffè Delirio trepidante e con un carico di consapevole ansia; mise in borsa quattro paste Elena appena sfornate, due cornetti alla crema cioccolato, un piccolo thermos con caffè accuratamente preparato; raggiunse velocemente, nonostante il tortuoso percorso, l’abitazione di Alberto, sfidando il caldo afoso di Agosto…

Nina provò una stretta al cuore nel vedere l’uomo dei suoi sogni proibiti dimagrito, con una lunga, incolta barba e dal passo claudicante… L’abbraccio fu lungo, avvolgente, vibrante. Gli occhi penetranti e luminosi di entrambi raccontavano emozioni sottili, parlavano da soli.

Nina poggiò sul tavolo i dolci, il minithermos e rimase in piedi accanto a lui, al suo fianco. Alberto liberò il coperchio della tazzina… e mentre si diffondeva per la stanza un intenso profumo… l’avvicinò alle labbra bagnandole appena con un contemporaneo profondo sospiro…

Scriverò sul tuo corpo… sillabe spezzate… Nina, ti ricordi queste parole? Ho continuato a scrivere in questo mio tempo buio pensandoti intensamente… Ora sono nelle condizioni di sussurrarle mentre sei qui accanto a me… questi versi sono tuoi…”

La mano tremante di Alberto si pose, quasi a cintura, sul fianco di Nina che sentì le vibrazioni delle sue dita provando un crescente strano piacere.

Reciterò i versi seguendo le successioni dei cerchi lasciati sulla tazza dal caffè… guarda come appaiono impressi e sai perché? Sono le essenze qualitative che testimoniano la bontà di una miscela di questo meraviglioso prodotto che restano marcate come le nostre radici.”

Nina si sentiva in estasi… non capiva più niente… era spiazzata da infinite sensazioni… si sentiva senza età, in una dimensione fuori dal tempo e dal luogo in cui si trovava.

Scriverò sul tuo corpo… sillabe spezzate… parole scomposte… in cerca d’autore…”

Atro piccolo sorso… altro cerchio sulla superficie interna della tazza… e dita sfioranti sul fianco di Nina…

e canterò note nuove… ora sincopate… con labbra di fuoco… e pause sussurrate…”

Alberto si fermò… chiuse gli occhi, respirò a lungo profondamente e strinse verso di sé Nina che ora sentiva il calore del suo corpo… mentre un altro cerchio concentrico si evidenziava dentro la tazzina…

e leggerò negli occhi… d’incanto totale… parole mai dette… ora ritrovate… e vivrò in profondità… la tua immensità… nuda decifrata… unicamente libera…”

Nina avvertì la netta sensazione di essere incredibilmente nuda davanti ad Alberto e come trascinata in un delirio di sensazioni convergenti che la portavano ad una comunione fisica totalizzante. Fu in questo frangente che -quasi inconsapevolmente- prese la mano di Alberto e la portò sul suo seno, sul capezzolo aitante.

Alberto continuò visibilmente tremante: “e griderò sul tuo volto… dall’alba al tramonto… e nelle notti di luna… amore infinito…”

Da quel giorno, ne passarono altri sette, ma di puro calvario per Alberto che, peggiorando in forma progressiva, nonostante le cure specialistiche e la premurosa e attenta assistenza di Nina, chiuse per sempre gli occhi in una notte di luna piena.

La notizia della scomparsa di Alberto si diffuse con la velocità della luce. Nina raccoglieva, in maniera naturale, testimonianze nuove interessanti e interessate che componevano, costruivano e riempivano le pagine di storia di un uomo che aveva saputo cogliere il nettare della vita e impresso su carta emozioni proibite, amori nascosti, sogni utopici.

Caffè Delirio tornò, in apparenza, al ritmo di sempre. Nina rese il posto che occupava Alberto un angolo ‘sacro’ ponendo al centro del piccolo tavolo rotondo la tazzina che lui preferiva circondata da numerosi fogli autografi di suoi scritti poetici su cui sovrappose abbondanti cumuletti di chicchi di caffè che, sapientemente tostati, emanavano il profumo intenso del mistero dell’amore.

Nina mise in evidenza, perfettamente leggibili, i versi “…e griderò sul tuo volto… dall’alba al tramonto… e nelle notti di luna… amore infinito…” che divennero il leitmotiv del suo Caffè ribattezzato Cafè di l’amuri.


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