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Confusione e scetticismo a dispetto di una necessaria condivisione di intenti

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di Raimondo Miele

Una volta, ai tempi delle ideologie e dei dibattiti politici, ci si confrontava sulle questioni afferenti al bene comune; chi vinceva governava, su una fondamentale base di partenza cui aveva puntato, e chi perdeva, avendo ottenuto il diritto di opporsi, si batteva affinché ciò che condivideva fosse attuato, mentre i punti opposti venissero, comunque, tenuti in una certa considerazione.

Non so se i compromessi fossero medicamenti o palliativi, ma è assai probabile che si stava meglio quando si stava peggio. O, traslando il discorso ai tempi odierni, al peggio non vi è mai fine. D’altra parte – ed è storia – un magistrato di alto profilo, napoletano di nascita e passato a miglior vita nel luglio 2019, ebbe a dire di non essere più tanto sicuro circa l’effettivo funzionamento del rimedio di inizio anni Novanta. In effetti, Calamandrei, non a caso, asseriva che “quando dalla porta della magistratura entra la politica, la giustizia esce dalla finestra”. Attualmente, in assenza di pensieri, scuole e dottrine, chi vince, sbraita e sventola ai quattro venti i risultati di una campagna elettorale, scevra di effettivi contenuti, urlata più che effettivamente analizzata per la soluzione di problematiche. Chi soccombe, invece, è come se si sedesse sulla riva del fiume, schiumando rabbia silente, ben lieto di deridere il nemico. Insomma, la propaganda non si ferma mai e le soluzioni restano senza tangibili risultati. Un confronto senza alcun spessore e, fatto ancora più grave, senza nessun arricchimento di concetti, progettualità e cultura politica.

Si cerca di interpretare “la pancia” dell’opinione pubblica, sollecitandone lo stato emozionale invece di essere, con equidistanza ed onestà intellettuale, protagonisti di sentite esigenze e necessari interventi. Le periferie vivono, ormai, in continuo degrado; i centri sono attanagliati da molteplici difficoltà di cui le amministrazioni sembrano non accorgersene; i “veicoli politici”, una volta vanto delle varie identità partitiche, non eseguono più il loro peculiare compito di collegare le basi ai vertici.

Ci si barcamena in un “tirare a campare” di nessuna valenza, ma di sicuro asservimento ad un interesse che esula dalla partecipazione del satisfare comune.

Insomma, ci sono contesti in cui crogiolarsi in vacuità, inondate di inutilità, consente all’effimero di zavorrare i partecipanti a fallaci realtà individuali.

Le ambiguità sono pericolose, ma sembra che la perniciosità del momento non trovi volontà adeguate a soluzioni dirimenti. Intanto, il tempo passa e la sfiducia nel futuro aumenta.

Immagine: trevisotoday.it


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