FERRANTE SANSEVERINO E PEDRO DE TOLEDO

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di Elio Notarbartolo

I Sanseverino sono stati, dal1230 fino al 1600, i feudatari più rissosi e meno affidabili di tutta la nobiltà meridionale.

Sempre molto potenti, mal sopportavano qualsiasi Autorità a loro superiore.

Forse non lo sapeva don Pedro de Toledo, viceré spagnolo, intervenuto per impedire un duello tra lo sfidato principe Ferrante Sanseverino e lo sfidante marchese Toraldo di Polignano.

Erano amici e il marchese, in casa di Ferrante, dove si incontravano per giocare alla “pilotta”, disse una frase in dissenso al padrone di casa, mal interpretata a tal punto che i principe mise alla porta il marchese.

Il marchese, il giorno dopo, mandò i padrini.

Avvertito dalla moglie di Ferrante il viceré, questi mandò ad arrestare il marchese Toraldo.

Ferrante, fuori di sé per essere stato impossibilitato a vendicarsi, assoldò un sicario, tale Antonio Galiziano, il quale si appostò nei pressi del carcere, dalla parte dov’era la cella del marchese, e quando il Toraldo si avvicinò alla finestra, fu freddato con una archiviata.

Il viceré capì subito chi era stato il mandante e mandò a chiamare il principe Sanseverino.

Questi si rifiutò di obbedire e quindi preferi’ andare fin nelle Fiandre per discolparsi davanti alre di Spagna (oltre che imperatore) Carlo V.

Grazie all’intercessione della moglie, il principe fu perdonato.

Il viceré la prese male.

E la prese a male anche quando il principe, dopo i tumulti a Napoli del 1547 per l’insediamento del Tribunale dell’Inquisizione, volle fare parte della delegazione per chiedere all’imperatore che Quel Tribunale non fosse introdotto a Napoli.

La prese per una vera e propria insubordinazione. Riuscì a fare assegnare ad altri la dogana di Salerno da cui il Sanseverino traeva cospicui guadagni, e lo accusò di ribellione.

Il principe capì che Napoli non aveva più aria buona per lui e se ne andò in volontario esilio, ad Avignone.

I suoi beni di Napoli furono confiscati e finirono all’asta.

Fu così che il bel palazzo di piazza del Gesù, quello del bugnato a diamanti, fu acquistato dai Gesuiti e trasformato in quell’ampia e bella chiesa del Gesù che tutti conoscono a Napoli.


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