Il Totò di Pasolini, il suo ultimo volto prima della scomparsa

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di Lisa Terranova – rubrica “Maschere e velluto”

Ci piace ricordare la figura dell’indimenticabile Totò a 55 anni dalla sua scomparsa insieme all’ultimo regista che lo diresse Pier Paolo Pasolini. Quest’anno ricorre anche il centenario della nascita del celebre scrittore.

Due intelligenze vivaci, due geni eterni che hanno incrociato le loro strade in due opere immortali “Uccellacci e uccellini” e “Che cosa sono le nuvole”, episodio del film “Capriccio all’italiana”. Siamo quasi alla fine degli anni ’60 la maschera triste di Napoli lavora con un geniale e controverso regista, Pasolini, che dà una nuova forma al principe partenopeo.

“Uccellacci e uccellini” è un’esplosione di pensieri moralistici ai bordi delle borgate e di paesaggi onirici. La società che cambia, schiava del consumismo e dell’umana concitazione. Vite rinchiuse nelle colate di cemento dei nuovi rioni popolari di Roma. Pasolini fa muovere Totò in vite molto differenti da quelle vissute fino a quel momento davanti la cinepresa, che da abile attore qual è riesce a farsi plasmare dai nuovi personaggi, questa volta però non ci gioca, li assorbe.

Stesso meccanismo accade qualche anno dopo con l’episodio del film Capriccio all’Italiana, Totò interpreta il dramma  shakespeariano di Otello, naturalmente testo “ionizzato” dal Pasolini. Nei panni di Iago, Totò si ritrova in una storia di burattini, stretti tra il dramma della gelosia e il dilemma sul mistero della vita. L’Otello di Pasolini è un genuino e semplice Doge nelle mani di un sinistro Iago che insieme, alla fine della terribile tessitura narrativa, sprofondano nella parte più profonda di una discarica e lì si accorgono della “meravigliosa e struggente bellezza del creato”. È forse questa l’ultima immagine di Totò, i suoi occhi si perdono tra le nuovole di Pasolini al fianco di un piccolo e ingenuo Ninetto Davoli.

Dopo 55 anni di assenza è riduttivo ricordare il Principe solo con i suoi film più irriverenti e le sue poesie più malinconiche, ma è giusto omaggiarlo anche con quello che doveva essere il suo nuovo volto, del quale però il destino ha fatto in modo che ci rimanesse molto poco. Troppo poco.

ARTICOLO TRATTO DAL NUMERO DI GIUGNO 2022 DE LA RIVISTA IL CONFRONTO

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